I tre libri dell'educazione cristiana (dispense)
Capo XI
Che non è stato superfluo lo scrivere la presente Opera
Niuno, credo io che si ponga a
ben ponderare le cose sin qui esposte, negherà che il ben allevare i figliuoli non sia cosa
importantissima e per i pubblici,
e per i privati interessi; ma forse vi sarà taluno che riputerà essere stata fatica superflua lo scrivere la presente Opera.
Dirà taluno che anche ne' libri degli
antichi filosofi, sì greci che latini, e degli stessi poeti vi sono sparsi
precetti sufficienti per il governo di ciascheduna età; e che non mancano
autori i quali non solamente per incidenza, ma di proposito hanno trattato
della educazione; e fra gli altri, non è ancora gran tempo, esservi stato uomo di eccellente ingegno e dottrina
fornito, il quale in lingua fiorentina
scrisse un piacevole libriccino circa la buona creanza de' fanciulli: lo che quantunque io consenta essere vero, ho
pensato nondimeno restare ancora assai largo campo per scrivere utilmente su
di questo argomento. Ho pertanto creduto esser opera degna di pregio il tentare
quello che far si potesse, tanto più
che il modo, che io sono per tenere, sarà, se io non mi inganno, assai diverso da quello seguito da molti
altri. Conciossiaché il fine di quest'opera
non sarà già di scrivere semplicemente sull'Educazione politica, in quanto essa riguarda la felicità umana,
considerata dai filosofi, ma sarà piuttosto quello di scrivere sull'Educazione
cristiana, la quale è ordinata, e diretta alla somma felicità celeste [...]. E
benché negli antichi Padri, chiari per
dottrina, e per santità, si leggano molte cose notabili di simigliante materia,
nondimeno sono queste sparse, e quasi nascoste in varj luoghi, che non essendo ridotte insieme sotto certo e distinto
ordine, non se ne viene a raccorre tutto quel giovamento che converrebbe [...].