I Ricordi (dispense)
3.
Essendo esso stato creato frate del piombo dalla F.M. di Papa Giulio Secondo, fu dimandato da un suo amico come passassero le cose sue, rispose “Benissimo, poi ché la mia ignorantia mi fa le spese”; ma perchè quelli frati non sono se non due, e quell'habito non si dà così ad og'uno, et perchè la ignorantia ancora non fa sempre le spese, vorrei che universalmente tutti sapessero leggere et scrivere, et se mi direte dapoi havere imparato competentemente a leggere et scrivere, che creanza volete che’l padre dia al figliuolo? Ne risponderò: se'l padre è povero, voglio che il metta ad un'arte et ad uno mestieri; se mi dimanderete quale arte, vi risponderò a quella alla quale esso fanciullo dalla natura è più inclinato, et se alla pittura, il metta alla pittura, se alla scoltura, il metta alla scoltura, e se gliè inclinato a lavorare in oro e in argento, il faccia orefice, se a lavorare di legname il facci legnaiuolo, e così delle altre arti e essercitij alli quali sono naturalmente proni e disposti, perchè la naturale inclinatione aiuta assai a fare l'huomo eccellente in quel mestieri al quale è inclinato.
Ma non vorrei che intervenisse come a quel figliuolo di quel buon Genovese, il quale essendo stato dal padre menato per Roma, per vedere a qual mestieri era più dalla natura inclinato ad imparare, ritornando a casa, et dalli suoi dimandato qual'arte harrebbe voluto imparare e qual gli andava più per la fantasia d'imparare, rispose da vecchio et non da fanciullo essere Cardinale. Et certo che la inclinatione era molto buona et degna, purchè l’havesse potuta esseguire. Et veramente io credo se tal'arte s'insegnasse che og'uno si sforzerebbe d'impararla, ancora che non fosse dalla natura inclinato. Et se me ricercarete: “Questi maestri da putti come vorresti voi che fossero?”, io vi risponderò: persone accostumate, honeste, da bene et nelli suoi mistieri valenti e famosi a punto come gliè il mio maestro Pietro Antonio Orefice del Castello, accioché ad un tempo li poveri fanciulli, li quali sono di cera, insieme con le arti imparino li buoni costumi, perchè un mestiere, un'arte, per eccellente ch'ella sia, posta in un corpo vitioso, o come una bella et preciosa gioia legato in un anello di vil piombo, o come uno anello di finissimo oro posto nel grugno di un lordo et succido porco, et per l'opposito una eccellente virtù, collocata in un corpo honesto et virtuoso, è come una precisa gemma orientale, incastata in oro purissimo e preciossimo.
Ma non vorrei che intervenisse come a quel figliuolo di quel buon Genovese, il quale essendo stato dal padre menato per Roma, per vedere a qual mestieri era più dalla natura inclinato ad imparare, ritornando a casa, et dalli suoi dimandato qual'arte harrebbe voluto imparare e qual gli andava più per la fantasia d'imparare, rispose da vecchio et non da fanciullo essere Cardinale. Et certo che la inclinatione era molto buona et degna, purchè l’havesse potuta esseguire. Et veramente io credo se tal'arte s'insegnasse che og'uno si sforzerebbe d'impararla, ancora che non fosse dalla natura inclinato. Et se me ricercarete: “Questi maestri da putti come vorresti voi che fossero?”, io vi risponderò: persone accostumate, honeste, da bene et nelli suoi mistieri valenti e famosi a punto come gliè il mio maestro Pietro Antonio Orefice del Castello, accioché ad un tempo li poveri fanciulli, li quali sono di cera, insieme con le arti imparino li buoni costumi, perchè un mestiere, un'arte, per eccellente ch'ella sia, posta in un corpo vitioso, o come una bella et preciosa gioia legato in un anello di vil piombo, o come uno anello di finissimo oro posto nel grugno di un lordo et succido porco, et per l'opposito una eccellente virtù, collocata in un corpo honesto et virtuoso, è come una precisa gemma orientale, incastata in oro purissimo e preciossimo.