I tre libri dell'educazione cristiana (dispense)
Sito: | Scuola di Scienze Umanistiche |
Corso: | Bianchini - Storia della pedagogia e Pedagogia generale - 2015/2016 |
Libro: | I tre libri dell'educazione cristiana (dispense) |
Stampato da: | Utente ospite |
Data: | venerdì, 22 novembre 2024, 05:19 |
Descrizione
I tre libri dell'educazione cristiana
Capo IV.
Dell'obbligo de'
Padri di allevare cristianamente
i loro figliuoli.
Molti certamente, e non leggeri sono
gli obblighi e gli uffici di un padre di famiglia nella cura e reggimento
famigliare, poiché egli in casa sua è quasi un piccolo re, a cui si appartiene di
conservare la pace e la tranquillità domestica, di mantenere la giustizia, e di
provvedere al nutrimento ed alle altre cose necessarie al sostentamento de'
suoi soggetti; ma tutto questo con varj riguardi e modi, secondo la varietà
delle persone. Imperocché diversa deve essere la cura e l'autorità del padre
di famiglia verso la propria moglie, altra verso de' figliuoli, ed altra per
quanto si concerne ai domestici e servi. Or, come si è incominciato a dire molti
e non lievi sono i sopraddetti uffici, nel governo della casa: ma senza alcun dubbio una delle maggiori e
delle più gravi obbligazioni del padre di
famiglia si è quella che a lui incombe verso
de' figliuoli, cioè di educarli, e di allevarli bene e cristianamente nel timor santo di Dio: poiché l'allevarli soltanto
per ciò che si risguarda il corpo e
la vita naturale, è a noi comune cogli animali [...]. Ma il proprio del cristiano e de' fedeli, consiste nell'allevare i
figliuoli secondo ci addita la legge
di Gesù Cristo, acciò vivendo essi, e morendo bene e santamente, siano in terra istrumenti di Dio per beneficio ed
aiuto dell'umana società: e finalmente
sieno nel cielo eredi del regno di Dio, dalla cui grazia ed ajuto abbiamo e di ben vivere e di ben morire, per
eternamente risorgere nella gloria
sua, e nell'eterno godimento di lui medesimo. Pertanto non creda taluno di far piccolo fallo, mentre fosse negligente
nell'ufficio di cui parliamo, non procurando con sollecitudine di
allevar bene i suoi figliuoli: che anzi
commetterebbe gravissimo peccato, ed offenderebbe in molte maniere se medesimo, i proprj figliuoli, la casa ed i
discendenti suoi, il genere umano, i Santi
del cielo, e finalmente il sommo Iddio [...].
Capo VI.
Della negligenza che
in molti si ravvisa
sulla Educazione cristiana.
Capo VII.
Come le grandi calamità de ' nostri tempi,
anche in rapporto alla religione
abbiano in gran parte origine dalla cattiva
educazione.
[...] A me pare che le
molte calamità dalle quali vediamo agitato il mondo in questi ultimi
tempi, ed in questa, per così chiamarla, decrepita età del mondo, abbiano in
gran parte origine dalla cattiva educazione de' figliuoli: perciocché, siccome
gli uomini non si formano se non dopo essere stati fanciulli e giovani,
così ordinariamente parlando, gli uomini buoni ed i cattivi non si fanno se non
dei buoni e dei cattivi fanciulli, e dei giovani. Quindi avviene che essendo
stato alcuno negli anni più teneri mal disciplinato, ed allevato
senza il timor di Dio, ed essendosi accostumato a non ubbidire al padre ed alla madre, ma a fare la
propria sua volontà, ed amare disordinatamente se stesso, allargo il freno alle carnalità,
all'appetito smoderato della roba, ed all'ambizione, va poi tant'oltre,
crescendo cogli anni, il mal abito ancora; e per sì fatto modo colla robustezza del corpo si corrobora
insieme il vizio in un cuore, che non temendo ormai più né uomini né Dio; ed
essendo l'uso continuato,
ed il mal abito nel peccare, a cui non si vuoi far resistenza, divenuto quasi natura e necessità,
corre finalmente senza ritegno alcuno a precipitarsi nel profondo di tutte le
abbommazioni, e delle scelleraggini. Di questi tali, come d'istrumenti
preparati ad ogni iniquità, fabbrica poi il diavolo non solamente i sediziosi, ed i perturbatori della
pubblica tranquillità, i rivolgitori
delle città e dei regni, ma altresì gli eretici e gli eresiarchi [...]. In questo modo sono nate le divisioni, e
sono insorte le eresie nella Santa Chiesa [...].
Capo XI
Che non è stato superfluo lo scrivere la presente Opera
Capo XXXV
Della particolar cura nel formare il corpo de' fanciulli
Capo XXXVII
Quando incominci la cura dell'educazione
riguardo ai costumi
Taluno forse dimanderà in qual tempo incominciar si debba la cura dell'educazione, intesa propriamente per quella diligenza che si deve usare per introdurre pian piano negli animi teneri de' fanciulli i semi della virtù, eccitando, e nutrendo quelli che la natura vi ha inseriti; e chiudendo per lo contrario la porta di buon'ora ai vizi che possono venir fuori, correggendo le male inclinazioni naturali, e cercando di subordinare l'appetito dei sensi all'obbedienza, siccome egli è capace per natura all'imperio della ragione, e non farsene signore e tiranno. E sebbene alcuno per avventura potrebbe dire che per far questo si richiede qualche uso di ragione del fanciullo, il quale, essendo nei primi anni poco diverso da un bruto, non può quindi essere capace di disciplina, come quello che non intende né bene né male; nondimeno io, in quanto a me sono di parere, che molto per tempo si debba dare incominciamento a questa cura, non aspettando l'uso della ragione. Imperocché non è necessario che i fanciullini facciano alcune cose, e che si astengano da talune altre, perché intendano quello che convenga seguire, o fuggire; ma basta che si avvezzino a così farle, o non farle, acciò da leggieri principii, con alcuni piccoli atti, per quanto quella tenera età comporta, si introduca il buon abito, od almeno una certa naturale disposizione [...].
E per discendere più al particolare dico, che come prima incomincia il fanciullino, già alquanto sciolto dai legami delle fascie, non solo col pianto, ma con le mani, e con i moti del corpo a fare un certo sforzo per voler esprimere gli affetti dell'animo, già, se io non mi inganno, può avere in allora luogo alcuna diligenza della savia ed avveduta nutrice; la qual diligenza vada poi tuttavia crescendo di tempo in tempo [...]. Per il che penso dover essere se non utile avvertimento quello, che si dia incominciamento alla buona educazione quanto più per tempo si può, incominciando prima dalle cose piccole e continuando poi proporzionatamente alle maggiori di tempo in tempo con maggior sollecitudine e vigilanza, ricordandosi sempre che il condurre un fanciullo a tale stato, e perfezione che sia uomo dabbene e buon cristiano, non è sì facile impresa come altrui si pensa, anzi non è meno penosa, che importante [...].
Capo XLV
A chi si appartenga l'educazione dei figliuoli, al padre
od alla madre.
Non è forse fuori di
proposito il ricercare a chi si appartenga, od almeno a chi più principalmente
si spetti la cura di educare i figliuoli, al padre oppure alla madre,
acciò non avvenga, come spesse volte suole accadere delle cose che sono
raccomandate a più persone, che l'uno riguarda l'altro, e siccome per ordinario
si schiva la fatica, e se ne lascia volentieri la maggior parte al compagno,
indi ne segue che quella cosa, che comunemente doveva esser governata rimane
poi comunemente negletta. Ma s'è vero quello che lungamente abbiamo trattato di sopra
dell'unione del marito e della moglie, e come sono essi non più due, ma una sola
carne, certamente quel comune difetto che nelle cose suol avvenire, non dovrà aver
luogo in loro nel governo dei figliuoli, i quali sono l'effetto di ambedue, e
tutto il frutto ed il contento che derivano dalla buona educazione, debbono
quindi esser loro comuni.
Debbono adunque essi unitamente
procurare di allevar bene i loro figliuoli, onde vediamo che l'apostolo san
Paolo, tanto al padre come alla madre attribuisce l'obbligo dell'educazione
[...]. Possiamo adunque conchiudere che l'educazione de' figliuoli è comune al
padre ed alla madre, i quali se in tutte le cose del governo domestico debbono essere
concordi, in questa, poiché è la più importante di tutte, lo debbono essere
tanto maggiormente. E per altro ben vero che la diversità del sesso, e dell'età ci
addita appartenersi qualche maggior cura più all'uno che all'altro; perciocché
generalmente parlando, la cura delle figliuole, per ragione del sesso, maggiormente alla madre si
appartiene. E perché l'ufficio dell'uomo è di stare alquanto tempo fuori di
casa, sì per procacciare il vivere per la famiglia, come egli è obbligato, sì
per governare e trafficare le sostanze che sono fuori, sì per il commercio che
deve avere con gli altri cittadini; laddove la donna deve starsi sempre in
casa, se non quando un'onesta e necessaria cagione la conduca fuori [...].
Pertanto nell'infanzia, e nella prima fanciullezza maggiore cura della
educazione dovrà appartenere alla madre, siccome all'incontro questo fanciullo
sarà divenuto già grandicello e più capace di precetti più maturi, ed atto ad
uscire più spesso fuori di casa, sarà più l'ufficio del padre l'istruire ed il
sorvegliare sopra il figliuolo [...].
LIBRO SECONDO
Capo I
Che i fanciulli debbono essere ammaestrati
nelle cose della Santa Fede
Capo II
Delle scuole della Dottrina Cristiana e della Predicazione.
Capo XLV
Se tutti i fanciulli debbano, o no, apprendere le lettere
Capo XLVI
Se alle figliuole si debba, o no, fare apprendere le lettere
Capo LXII
Della necessità che si ha degli agricoltori, e degli artigiani
Capo LXIII
Che i poveri non
debbono rattristarsi della loro condizione