Pensieri sull'educazione (dispense)
Sito: | Scuola di Scienze Umanistiche |
Corso: | Bianchini - Storia della pedagogia e Pedagogia generale - 2015/2016 |
Libro: | Pensieri sull'educazione (dispense) |
Stampato da: | Utente ospite |
Data: | venerdì, 22 novembre 2024, 07:42 |
Descrizione
Pensieri sull'educazione (dispense)
Dell'Educazione
Se è vero ciò che ho detto in principio di questo discorso, come non dubito che sia, che le differenze rilevabili nel contegno e nella capacità degli uomini sono, più che ad ogni altra causa, imputabili all'educazione ricevuta, ho ragione di concludere che si deve porre grandissima cura nel formare la mente dei bambini, dandole sin da principio quell'impronta che dovrà poi avere influenza su tutta la loro vita. Giacché, se essi agiranno bene o male, la lode e il biasimo si faranno risalire all'educazione ricevuta; e se commetteranno alcunché di sconveniente, si sentirà ripetere il detto comune che ciò dipende dal modo con cui sono stati allevati.
Se la forza del corpo consiste specialmente nell'essere atti a sopportare i disagi, altrettanto si può dire della mente. E il grande principio, fondamento di ogni virtù e di ogni merito, sta in questo: che l'uomo sia capace di rinunciare ai propri desideri, di opporsi alle proprie inclinazioni, e di seguire unicamente ciò che la ragione gli addita come migliore, benché gli appetiti tendano all'altra parte.
Il grande errore che ho rilevato nell'educazione dei bambini, è che di questo non si è tenuto sufficiente conto al momento debito, e non si è resa la loro mente obbediente alla disciplina e pieghevole alla ragione, quando nell'infanzia era maggiormente sensibile e più facile ad essere piegata. I genitori, cui
DellIstruzione
Forse vi meraviglierete che io ponga
per ultima l'istruzione, specialmente quando vi dirò che la considero davvero
l'ultima parte dell'educazione. Ciò vi potrà sembrar strano in bocca di un uomo
di studio; ed il paradosso sembrerà anche maggiore, in quanto che l'istruzione
è considerata la principale se non l'unica ragione per cui ci si preoccupa e ci
si agita coi bambini; e solo ad essa si pensa e solo essa si cura, quando si
parla di educazione. Allorché considero quanto ci si affanni per un po' di
Latino e di Greco; quanti anni si impieghino per impararlo; e quanto chiasso e
fatica si facciano senza scopo, non riesco a trattenermi dal pensare che i
genitori dei nostri ragazzi vivono ancora sotto l'impressione paurosa della
sferza del maestro di scuola, la quale essi considerano come l'unico strumento
dell'educazione; così come considerano che tutta la gran questione stia
nell'imparare una o due lingue. Come sarebbe possibile altrimenti incatenare
al remo i bambini per sette, otto o dieci dei migliori anni della loro vita,
perché imparino una o due lingue, che io credo si potrebbero apprendere a
prezzo di tempo e di fatiche assai minori, e quasi per divertimento?
Perdonatemi dunque se io affermo di non poter pensare senza inquietarmi, che
un giovane gentiluomo debba esser messo nel branco e guidato con lo scudiscio,
come se dovesse passare sotto la frusta attraverso le varie classi, ad
capiendum ingenti cultum. «E
allora mi direte non vorreste che imparasse a leggere e a scrivere? Dovrebbe
egli essere più ignorante del chierico della nostra parrocchia, che considera
Hopkins e Sternhold come i migliori poeti del mondo, e intanto li rende
peggiori di quel che sono con la sua cattiva maniera di leggerli?» No, no, vi
prego, non abbiate troppa fretta! Io ammetto che il leggere, lo scrivere, ed il
sapere siano necessari, ma non che siano la cosa più importante; e suppongo che
voi stessi giudichereste sciocchissimo chi non stimasse indefinitamente di più un
uomo virtuoso e saggio che non un grande erudito. Non già che io non creda la
coltura di grandissimo aiuto all' uno ed all' altro, quando essi abbiano
l'intelletto equilibrato; però bisogna anche ammettere che in coloro
che non sono equilibrati, essa li aiuta soltanto ad essere più sciocchi o peggiori.
Questo voglio dire: che quando
voi penserete all' educazione
di vostro figlio e cercherete per lui un maestro od un precettore, non abbiate
soltanto in mente, come si fa di solito, il Latino e
Della
scrittura
Quando il bambino saprà legger bene lInglese,
sarà arrivato il momento di iniziarlo alla scrittura. La prima cosa da farsi
sarà di insegnargli a tener bene la penna, e non si dovrà lasciare che l'adoperi
sulla carta prima che sappia impugnarla perfettamente; giacché
non soltanto i bambini, ma tutti quelli che vogliono far bene qualche cosa
debbono cominciar a farne non più di una per volta, né cercare di perfezionarsi
contemporaneamente in due parti della stessa azione, quando sia possibile
farlo separatamente. Io credo che la maniera italiana di tener la penna fra il
pollice e lindice, sia la migliore; però in questo potrete prima consultare
qualche buon maestro di calligrafia, od ogni altra persona che scriva presto e
bene.
Quando il bambino avrà imparato a tener bene la penna, si dovrà insegnargli come disporre la carta, e come collocar bene a posto il braccio ed il corpo. Ottenuto anche questo, il modo di insegnargli a scrivere senza molta fatica è di prendere una lastra metallica con sopra incisi i caratteri di quella forma che preferite; ma ricordatevi che questi debbono essere molto più grandi della scrittura consueta che egli dovrà adottare; giacché tutti finiscono poco per volta con scrivere naturalmente più in piccolo di quanto fu loro insegnato, e mai più in grande. Mediante tale lastra incisa, tirate diversi esemplari con linchiostro rosso su buona carta da scrivere, ed allora il bambino non avrà altro da fare che ripassare i caratteri con una buona penna intinta nell'inchiostro nero. In questo modo, se prima gli mostrerete come cominciare e come formare ogni lettera, ben presto abituerà la mano alla formazione di quei caratteri. Quando sappia poi farlo bene, dovrà esercitarsi su carta bianca; e così sarà facilmente portato a scrivere con quella mano di scrittura che voi desiderate.
Del disegno
Quando il bambino sappia scrivere bene e
rapidamente, credo sarà opportuno non solo continuare ad esercitarne la mano
nella scrittura, ma anche a migliorarne la pratica mediante il disegno.
Utilissima cosa in parecchie occasioni è il disegno per un gentiluomo, ma
specialmente quando viaggia; perché spesse volte, esso aiuta mediante poche
linee ben combinate ad esprimere quando un'intera pagina di scrittura non
potrebbe rappresentare in modo chiaro ed intelligibile. Quanti palazzi, quante
macchine, quanti abbigliamenti può un uomo vedere, dei quali potrebbe
facilmente ritenere e trasmettere l'idea, solo che avesse una modesta abilità
nel disegno! Mentre invece, se il loro ricordo è affidato solamente alle
parole, essi corrono pericolo di andar perduti, o nel caso più favorevole, di
essere mal riprodotti anche mediante la più esatta descrizione!
Non intendo dire con ciò che vorrà far diventare vostro figlio un pittore perfetto; per riuscire ad esserlo in misura appena tollerabile occorrerebbe dedicarvi maggior tempo di quello che un giovane gentiluomo può avere a disposizione, dopo di avere atteso ad occupazioni di maggior momento. Ma quel tanto di conoscenza della prospettiva e quell'abilità nel disegno che lo mettano in grado di rappresentare passabilmente sulla carta ogni cosa che vede, tranne le facce, possono acquistarsi, a mio parere, in breve tempo, specialmente se vi abbia qualche disposizione. Che se poi questa disposizione mancasse, non trattandosi di cosa assolutamente indispensabile, meglio sarebbe farne tranquillamente a meno, piuttosto che tormentarlo senza scopo: e perciò anche in questo come in tutte le altre cose che non sono assolutamente necessarie, attenetevi alla regola: Nìl invita Minerva.
Della
stenografia
La stenografia, arte a quanto ho sentito dire conosciuta soltanto in Inghilterra, può forse venir giudicata degna di essere imparata, tanto per scrivere presto quelle cose che si vogliono ricordare, quanto per nascondere ciò che non si vuol lasciare esposto agli occhi di tutti. Giacché colui che abbia imparato qualche specie di questi caratteri stenografici, può facilmente variarli per il proprio uso privato e secondo la propria fantasia, e con qualche maggior contrazione renderli adatti allo scopo per cui li vuole adoperare. Il metodo del signor Rich, il migliore di tutti quelli che ho veduti, può essere reso, io credo, anche più facile e più breve da chi conosca e intenda bene la grammatica. Ma non ci sarà bisogno di affrettarsi a cercare un maestro che insegni questo sintetico modo di scrivere: basterà farlo quando in un momento qualsiasi se ne presenti l'opportunità, dopo che la mano del bambino si sia ben addestrata a scrivere in modo chiaro e rapido. Giacché i ragazzi hanno scarso bisogno della stenografia, e non debbono servirsene se non quando sappiano scrivere perfettamente e abbiano preso l'abitudine di farlo.
Del Francese
Non appena il bambino sappia parlare Inglese, è tempo di fargli imparare qualche altra lingua. Nessuno, certo, avrà obbiezioni da fare, se proporrò il Francese: e la ragione è che ci siamo abituati al modo giusto di insegnare questa lingua, parlandola cioè costantemente col bambino, senza ricorrere alle regole grammaticali. Nello stesso modo si potrebbe facilmente insegnare anche la lingua latina, se il precettore fosse sempre con lui, non gli parlasse in altra guisa e lo obbligasse a rispondere nella stessa lingua. Ma siccome il Francese è una lingua viva, e molto usata nella conversazione, così dev'essere insegnata per la prima, affinché gli organi vocali ancor flessibili si abituino all'esatta formazione di quei suoni. Così il bambino acquisterà labitudine di pronunciar bene il Francese; il che diviene tanto più difficile quanto più se ne differisce lo studio.
Del latino
Quando il bambino sappia parlare e legger
bene il Francese, il che con questo metodo si otterrà in un anno o due, bisogna
passare al Latino; e c'è da meravigliarsi che i genitori, avendo fatto
l'esperienza col Francese, non pensino di insegnarglielo allo stesso modo, cioè
parlando e leggendo. Bisognerà però aver cura che mentre il bambino sta
imparando queste lingue straniere, usando esse sole quando parla o legge col
suo precettore, non abbia a dimenticare l'Inglese; e ciò si eviterà facendogli
leggere ogni giorno dalla madre o da un'altra persona qualche brano scelto
della Sacra Scrittura o di qualche altro libro inglese.
Considero il Latino come assolutamente necessario
per un gentiluomo; infatti l'usanza, che prevale sopra ogni cosa, ne ha fatto
una parte talmente importante delleducazione, che si obbligano a studiarlo
con la frusta, spendendovi penosamente molte ore preziose, anche quei bambini i
quali una volta lasciata la scuola non avranno più nulla a che fare con esso
per tutto il tempo della loro vita. Ci può esser dunque qualcosa di più
ridicolo di un padre che sprechi il proprio denaro e il tempo di suo figlio per
fargli studiare la lingua degli antichi Romani, e nello stesso tempo lo destini
al commercio, in cui non facendo alcun uso del Latino, non mancherà di
dimenticare quel poco che ne avrà riportato dalla scuola, e che nove volte su
dieci aborrirà per i cattivi trattamenti che gli ha procurati? Potrebbe mai
credersi se non ne avessimo tra di noi tanti esempi dappertutto che un
bambino sia obbligato ad imparare i rudimenti di una lingua che non dovrà mai
usare in tutto il corso della carriera cui è destinato, e debba trascurare completamente
la calligrafia e la contabilità, le quali sono di grandissima utilità in ogni
condizione della vita, e indispensabili nella maggior parte degli affari?
Eppure sebbene questi siano requisiti necessari per l'industria, per il commercio e per tutti gli affari di questo mondo, raramente oppur mai si acquistano nelle scuole pubbliche; eppure non soltanto i nobili vi mandano i loro figli più giovani destinati ai commerci, ma anche i commercianti e gli agricoltori vi mandano i propri figli, benché non abbiano né l'intenzione né la possibilità di farne dei dotti. E se chiedete loro perché lo fanno, essi troveranno questa domanda così strana come se domandaste loro perché vanno in chiesa. L'uso tien luogo di ragione; e per coloro che lo seguono invece della ragione, ha talmente consacrato questo metodo, che essi lo osservano quasi religiosamente, e vi rimangono attaccati, come se i loro figli non ricevessero uneducazione ortodossa qualora non imparassero la grammatica del Lilly.
Ma per quanto il Latino per alcuni sia necessario, e necessario sia ritenuto da altri per i quali non sarà mai di nessun uso od utilità, tuttavia il modo comune di insegnarlo nelle scuole pubbliche è tale, che dopo averci pensato sopra non posso decidermi ad incoraggiarlo. Le ragioni contro tale metodo sono così evidenti e persuasive, che hanno indotto alcune persone intelligenti ad abbandonare non senza successo la strada ordinaria, sebbene il metodo da loro adottato in cambio non sia quello che a me pare il più facile; e che in poche parole è il seguente. Non confondere affatto il bambino con nessuna grammatica, ma insegnare il Latino come si è insegnato l'Inglese, senza l'imbarazzo delle regole; giacché, se ci si pensa bene, quando un bambino viene al mondo, il Latino non gli è più sconosciuto dellInglese, eppure egli impara lInglese senza maestro, senza regole, e senza grammatica. Potrebbe fare altrettanto con il Latino, come fece Cicerone, solo che avesse qualcuno sempre vicino che gli parlasse in questa lingua: e quando noi vediamo tanto di frequente una donna francese insegnare in un paio d'anni ad una fanciulla inglese a parlare e a leggere perfettamente, senza alcuna regola di grammatica o altra cosa del genere, ma unicamente chiacchierando con lei, io non posso far altro che meravigliarmi come i nobili abbiano trascurato questo sistema per i loro figli maschi, giudicandoli più ottusi e incapaci delle figlie.