Capo VII.

 

Come le grandi calamità de ' nostri tempi, anche in rapporto alla religione

ab­biano in gran parte origine dalla cattiva educazione.

 

[...] A me pare che le molte calamità dalle quali vediamo agitato il mondo in questi ultimi tempi, ed in questa, per così chiamarla, decrepita età del mondo, abbiano in gran parte origine dalla cattiva educazione de' figliuoli: perciocché, siccome gli uomini non si formano se non dopo essere stati fan­ciulli e giovani, così ordinariamente parlando, gli uomini buoni ed i cattivi non si fanno se non dei buoni e dei cattivi fanciulli, e dei giovani. Quindi avviene che essendo stato alcuno negli anni più teneri mal disciplinato, ed allevato senza il timor di Dio, ed essendosi accostumato a non ubbidire al padre ed alla madre, ma a fare la propria sua volontà, ed amare disordina­tamente se stesso, allargo il freno alle carnalità, all'appetito smoderato della roba, ed all'ambizione, va poi tant'oltre, crescendo cogli anni, il mal abito ancora; e per sì fatto modo colla robustezza del corpo si corrobora insieme il vizio in un cuore, che non temendo ormai più né uomini né Dio; ed essendo l'uso continuato, ed il mal abito nel peccare, a cui non si vuoi far resistenza, divenuto quasi natura e necessità, corre finalmente senza ritegno alcuno a precipitarsi nel profondo di tutte le abbommazioni, e delle scelleraggini. Di questi tali, come d'istrumenti preparati ad ogni iniquità, fabbrica poi il dia­volo non solamente i sediziosi, ed i perturbatori della pubblica tranquillità, i rivolgitori delle città e dei regni, ma altresì gli eretici e gli eresiarchi [...]. In questo modo sono nate le divisioni, e sono insorte le eresie nella Santa Chiesa [...].

In somma non si perviene facilmente a sì grande estremo di peccato, com'è il separarsi dalla Santa Chiesa cattolica ed apostolica, se non dopo una lunga abitudine di peccare; e questo avviene con molti atti, e lungo se­guito di tempo, incominciando a poco a poco, sino dall'età più verde, nella quale se non si svellono le prime radici del vizio, diviene il senso tanto pos­sente, che la forza della smoderata passione accieca per così dire l'intelletto; e quindi pervengono gli uomini a tanto furore ed orribile cecità, che non contenti di peccare, vogliono altresì che il loro peccato sia reputato virtù; e le impurissime libidini, e mille altre scelleraggini siano adorate per cose sante [...].