8.

Ancora ridurrete à mente alli padri che essi lasciar possono alli loro figliuoli due heredità o patrimonio, l’uno di beni temporali, et questo è incerto e dubioso et istabile, posto in arbitrio di fortuna volubile et cieca, la quale le terrene cose (come dicono gli Poeti) di continuo à vicenda trasmuta come à lei pare; et l’altro patrimonio è delle virtù, et questo è certo, perpetuo, stabile et fermo, et sì come le cose, sode, certe et ferme sono assai più preciose et degne che le transitorie et mutabili, così il buon padre si deve sforzare lasciare al figliuolo prima la virtù che le ricchezze, tutto all’opposito di quello che hoggi fa la maggior parte delli padri, i quali pur che lascino i figliuoli opulenti et ricchi poco si curano che siano buoni et virtuosi.
Et qui non lasciarò di ricordare perché i buoni padri ogni diligentia, ogni studio et ogni sollecitudine usino acciochè li loro figliuoli imparino le virtù: la diferentia la quale è tra il virtuoso e il ricco, il virtuoso in un momento se la fortuna vuole può diventar ricco, ma il ricco, ancora che la fortuna voglia, non può virtuoso diventare, se non in successo di tempo et con molta fatica; et però quell’arguto e pronto Poeta Spagnuolo disse a quel gran ricco ignorante: “Quello che tu sei posso divenire anch’io, ma tu non puoi divenire quello ch’io sono”, volendo dire che’l Poeta poteva diventar ricco, mai il ricco non poteva diventar Poeta, et per tanto apertamente si comprende la virtù sola essere nostra, perché non ci può essere per alcun caso o accidente tolta, ma le ricchezze, che non sono nostre, ma della fortuna, sì come essa ce le dà, anzi a tempo ce le presta, così ad ogni sua posta senza giusta cagione ce le può togliere, e tutta via ce le toglie et leva, come ogni giorno si vede chiaramente.
Ultimamente ricordarete alli padri, acciochè alli debiti tempi possino alle loro cose provedere, che li figliuoli sono come li lavori di terra, li quali quando sono teneri et freschi facilmente si conducono come l’huomo vuole, ma quando sono secchi et indurati con difficoltà si conducano, quando sono cotti non ci è verso di emendargli et di coreggergli. Così li figliuoli quando sono fanciulli facilmente si ammaestrano, quando sono giovani ancora si ponno emendare, ma non molto agevolmente; et alcuni dissero li fanciulli essere simili a gli arboscelli, li quali mentre sono teneri piegandosi, agevolmente si drizzano, ma indurati poi, anzi che drizzarsi, si spezzano; et alcuno altro disse il figliuolo mentre è fanciullo essere di cera, poi nella gioventù farsi piombo, ma divenuto vecchio diventare di un metallo sì duro che speranza non ci è di emenda, perché l’habito fatto è difficile anzi impossibile à rimuovere, se non con la gratia di Dio, apud quem non est impossibile omne verbum, ma non molto agevolmente, ma poi che sono cotti al fuoco delle male usanze non ci è altro rimedio veruno ad emendargli che la gratia di Dio che resuscitò il quattriduano Lazaro dal monumento, et la quale sì come sola d’ogni tempo può fare miracoli così di continuo sia con esso noi.