Pensieri sull'educazione (dispense)
Del latino
Quando il bambino sappia parlare e legger
bene il Francese, il che con questo metodo si otterrà in un anno o due, bisogna
passare al Latino; e c'è da meravigliarsi che i genitori, avendo fatto
l'esperienza col Francese, non pensino di insegnarglielo allo stesso modo, cioè
parlando e leggendo. Bisognerà però aver cura che mentre il bambino sta
imparando queste lingue straniere, usando esse sole quando parla o legge col
suo precettore, non abbia a dimenticare l'Inglese; e ciò si eviterà facendogli
leggere ogni giorno dalla madre o da un'altra persona qualche brano scelto
della Sacra Scrittura o di qualche altro libro inglese.
Considero il Latino come assolutamente necessario
per un gentiluomo; infatti l'usanza, che prevale sopra ogni cosa, ne ha fatto
una parte talmente importante delleducazione, che si obbligano a studiarlo
con la frusta, spendendovi penosamente molte ore preziose, anche quei bambini i
quali una volta lasciata la scuola non avranno più nulla a che fare con esso
per tutto il tempo della loro vita. Ci può esser dunque qualcosa di più
ridicolo di un padre che sprechi il proprio denaro e il tempo di suo figlio per
fargli studiare la lingua degli antichi Romani, e nello stesso tempo lo destini
al commercio, in cui non facendo alcun uso del Latino, non mancherà di
dimenticare quel poco che ne avrà riportato dalla scuola, e che nove volte su
dieci aborrirà per i cattivi trattamenti che gli ha procurati? Potrebbe mai
credersi se non ne avessimo tra di noi tanti esempi dappertutto che un
bambino sia obbligato ad imparare i rudimenti di una lingua che non dovrà mai
usare in tutto il corso della carriera cui è destinato, e debba trascurare completamente
la calligrafia e la contabilità, le quali sono di grandissima utilità in ogni
condizione della vita, e indispensabili nella maggior parte degli affari?
Eppure sebbene questi siano requisiti necessari per l'industria, per il commercio e per tutti gli affari di questo mondo, raramente oppur mai si acquistano nelle scuole pubbliche; eppure non soltanto i nobili vi mandano i loro figli più giovani destinati ai commerci, ma anche i commercianti e gli agricoltori vi mandano i propri figli, benché non abbiano né l'intenzione né la possibilità di farne dei dotti. E se chiedete loro perché lo fanno, essi troveranno questa domanda così strana come se domandaste loro perché vanno in chiesa. L'uso tien luogo di ragione; e per coloro che lo seguono invece della ragione, ha talmente consacrato questo metodo, che essi lo osservano quasi religiosamente, e vi rimangono attaccati, come se i loro figli non ricevessero uneducazione ortodossa qualora non imparassero la grammatica del Lilly.