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Del sonno

Il miglior cordiale, dice Locke, che la natura ha preparato all'uomo, è il sonno a. Noi vi troviamo in fatti la riparazione delle nostre forze, il ristoro delle nostre fisiche e morali facoltà, ed una dolce tregua alle cure che pur troppo accompagnano la veglia de' sociali esseri della nostra specie. Necessario al vecchio, al giovane ed al fanciullo, non esige però l'istesso tempo in tutte l'età della vita. I vecchi, ne'quali la diminuzione delle forze è compensata dall'inerzia di quest'età, hanno bisogno di una minor quantità di questo ristoro che i giovani, ne' quali il vigore delle forze è accompagnato da un proporzionato moto; ed i giovani ne richiedono a vicenda una quantità minore de' fanciulli, poiché negli ultimi la debolezza combinata colla massima mobilità richiede un più lungo ristoro alle loro forze meno estese e più esercitate.

L'infanzia è dunque l'età della vita ch'esige un più lungo sonno; la natura ce lo mostra evidentemente; e noi dobbiamo secondarla. Il legislatore assegnerà dieci ore al sonno di ciaschedun fanciullo di questa prima classe nel momento del suo ingresso; e questo tempo si diminuirà a proporzione che cresce la sua età, in maniera che sarà ristretto a sette ore nell'ultimo anno della sua educazione.

La notte sola sarà serbata a questo ristoro ed il legislatore proibirà in questa classe il sonno pomeridiano in qualunque stagione. La destinazione di questi fanciulli richiede questa disposizione, come il contrario stabilimento vi si opporrebbe.

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Del vestimento e della nettezza

La pelle, unica veste della quale la natura ha provveduto l'uomo, potrebbe bastargli quando fosse indurita alle impressioni dell'aere ed avvezza a disprezzare le sue alterazioni. L'esempio di molti popoli e la risposta celebre dello scita Anacarsi ci mostrano la possibilità di ottenere nel resto del corpo quello che noi ottenuto abbiamo nel volto. Io non pretendo di restituire gli uomini al primiero stato di nudità; io non pretendo di privarli de' comodi e de' piaceri, che il progresso della società e delle arti loro somministra. Io vorrei soltanto che l'uomo, profittando de' soccorsi dell'arte, non rinunciasse a quelli della natura, in maniera che, quando i primi venissero a mancargli, gli ultimi non gli fossero inutili.

Per qual motivo dovremmo noi avvezzare i fanciulli, quelli particolarmente di questa classe, ad aver sempre sotto i loro piedi la pelle di un bue? Avvezzandogli a servirsi della loro propria, li priveremo noi per questo del comodo di andar calzati, allorché saranno adulti? Ma facendo loro portar le scarpe, quando queste venissero loro a mancare, troverebbero essi le piante dei piedi incallite a segno di poter reggere ad un lungo cammino?

I piedi dunque de' fanciulli di questa prima classe saran nudi. Un lungo e largo calzone di tela garantirà le loro cosce e le loro gambe; il resto del corpo sarà coverto da una camicia ruvida, ma spesso cangiata, e da una larga veste di lana o di cottone, che terminando alla cintura, potrà incrocicchiarsi per davanti, senza aver bisogno di legamento alcuno. Essi potranno così nel verno come nella state spogliarsi di questa veste sempre che loro aggrada, e dovranno abbandonarla tutte le volte che il custode l'ordinerà loro, a seconda delle istruzioni che gli saran date. Il loro capo sarà garantito da' raggi del sole e dalle piogge da una berretta di cuoio; e per ovviare al lungo tempo che richie|derebbe la cura de' capelli, noi stabiliremo di tagliarli a misura che crescono, senza per altro trascurare la nettezza del capo, che dovrebbe essere in ciaschedun giorno diligentemente ripulito. Il volto, le mani e i piedi dovrebbero almeno una volta al giorno esser lavati nell'acqua fredda alla presenza del custode; ed il resto del corpo si laverebbe nei giorni destinati all'istruzione del nuotare.

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a [Locke], Trattato sull'educazione, sez[ione] I, § 23.