SILVIO ANTONIANO
Il
cardinale Ottone di Truchsess, conosciuto il raro ingegno del giovane, volle
assumersi le spese della sua educazione. L'Antoniano potè così attendere allo
studio dei classici sotto la guida dei migliori maestri del tempo: dapprima Timoteo
Fabio e poi Annibal Caro e Francesco Tonano. Nel 1555 il duca di Ferrara
Ercole II d'Este, venuto a Roma per l'elezione del nuovo pontefice Marcello
II, dopo aver udito il giovane declamare versi volle con-durlo con sé in patria
e introdurlo nella propria corte. A Ferrara l'Antoniano frequentò lo Studio
per seguirvi le lezioni di diritto, ma non abbandonò le lettere classiche, che
anzi perfezionò sotto la guida di valenti umanisti da Bartolomeo Ricci a
Vincenzo Maggi, da Giovan Antonio Locatelli a Giovan-battista Pigna con
i quali si legò in vincoli di profonda amicizia.
Nello stesso 1555
accompagnò Ercole II a Venezia per il passaggio della regina di Polonia, e
qui ebbe modo di mettersi in luce per la «vivacissima sublimità d'ingegno» e
per la sua capacità di improvvisare composizioni poetico-musicali. Analogo successo
incontrò poco dopo, nel corso di un viaggio a Firenze, presso la corte di Cosimo
de' Medici, al seguito del principe Alfonso d'Este.
Mentre la fama delle
sue doti si diffondeva nelle corti e negli ambienti letterari di tutta la
penisola, l'Antoniano continuò a dedicarsi con sempre maggiore impegno agli
studi giuridici. Nel 1557, dopo la breve parentesi in cui lo Studio ferrarese
fu chiuso in seguito allo scoppio della guerra fra il pontefice Paolo IV e
i suoi alleati (tra i quali era il duca di Ferrara) e
Nel 1559,
dopo la morte di Ercole II, l'Antoniano si trasferì a Roma e ottenne la protezione
del nuovo pontefice Pio IV. Papa Medici, che aveva avuto modo alcuni anni
prima di conoscere e apprezzare l'ingegno e le qualità morali dello
studioso, lo chiamò a far parte, insieme ad altri letterati di fama, della
segreteria apostolica, ponendolo al servizio di suo nipote, il giovane
cardinale Carlo Borromeo. In questi anni l'Antoniano partecipò attivamente, sotto lo pseudonimo di Resoluto,
alle attività dell'Accademia delle Notti Vaticane, fondata nel 1561 dallo stesso
Borromeo con il fine di riunire attorno
a sé i migliori intellettuali e letterati del tempo e di incrementare gli studi ecclesiastici e la riflessione sui temi
teologici e religiosi. In questo stesso
periodo, l'Antoniano curò la pubblicazione dell'edizione di Terenzio messa a punto dall'amico Gabriele Faerno,
precocemente scomparso, e della traduzione
latina, preparata dallo stesso Faerno, delle favole di Esopo, che egli fece precedere da una prefazione nella quale
si soffermava sull'utilità educativa
delle favole e sulla maniera di usarne con i fanciulli.
Nel
1563 Pio IV, al fine di risollevare le sorti dell'Archiginnasio Romano, segnato da una grave
crisi, stabilì di nominare alcuni nuovi lettori. Tra questi vi era
l'Antoniano, il cui insegnamento letterario incontrò un notevole successo. Ciò spinse
il pontefice a nominarlo, l'anno seguente, vice-rettore della Sapienza e
coadiutore dell'ormai anziano rettore Camillo Pernuschi.
Due anni più tardi,
avendo stabilito il card. Borromeo di raggiungere la sua sede episcopale,
l'Antoniano si trasferì a Milano e qui, nei mesi successivi, fu incaricato
di curare, con il Pogiani e l'Amalteo, la stesura in latino delle deliberazioni
del primo Concilio provinciale milanese. Rientrato qualche tempo dopo a Roma,
dove avrebbe trascorso tutto il resto della sua esistenza, egli
accantonò definitivamente gli interessi letterari, per dedicarsi agli studi
filosofici e teologici sotto la direzione dei padri gesuiti del Collegio Romano. Di lì a poco,
lasciò anche l'insegnamento alla Sapienza per abbracciare lo stato
ecclesiastico. Su tale scelta e sulla più generale volontà manifestata in questo
periodo dall'Antoniano di indirizzare la sua vita a maggiore perfezione
spirituale pesarono, indubbiamente, l'esempio del Borromeo, da lui eletto a vero e
proprio modello di vita cristiana, e il nuovo fervore religioso sviluppatosi a
Roma dopo la conclusione del Concilio di Trento (1563) e l'avvento al
pontificato di Pio V. «Io non ho voluto scriveva in una lettera all'arcivescovo di
Milano ritornar a legger umanità, non per fuggir fatica, ma per attender a
studi più gravi, non mi parendo anco conveniente che alla vita di religioso
ch'io mi ho proposta, si convenga più l'andar cogliendo fiori inutili per i prati
della Gentilità».
Ha
notato giustamente P. Prodi che sul mutamento spirituale dell'Antoniano «molto dovette
influire l'amicizia di s. Filippo Neri», del quale lo studioso era
divenuto discepolo spirituale. «All'Oratorio filippino scrive ancora Prodi
egli si legò ancor di più dopo la sua ordinazione sacerdotale [...]. Ogni giorno
celebrava la messa nella chiesa di s. Girolamo e, dal
In questi anni
l'Antoniano ricoprì diversi incarichi negli uffici della curia romana, mettendo a
frutto le sue eccellenti doti di latinista e di studioso. Il 14 gennaio 1568 fu
nominato segretario del sacro collegio cardinalizio, carica alla quale fu
riconfermato ininterrottamente fino al 1592. Nel 1576 accompagnò in Germania
il cardinale Giovanni Morone che era stato incaricato di partecipare, in
qualità di legato pontificio, ai lavori della Dieta di Ratisbona. Al suo ritorno a Roma
fece parte con il Baronio e il Sirleto della commissione creata nel 1580
da papa Gregorio XIII per la revisione del Martirologio romano. Il nuovo
pontefice Sisto V gli affidò successivamente il compito di revisionare alcune
edizioni di Padri della Chiesa e di comporre le iscrizioni latine dei numerosi
edifici e monumenti da lui fatti erigere nel quadro dell'opera di
rinnovamento urbanistico e architettonico di Roma.
Si
colloca in questo periodo, e precisamente nel
Negli ultimi anni della sua vita, l'Antoniano divenne protettore di alcuni pii istituti e, in particolare, delle Scuole Pie, fondate a Roma sul finire del secolo da Giuseppe Calasanzio per l'educazione e istruzione dei fanciulli poveri. Va ricordato anzi che, nominato nel 1603 da Clemente VIII visitatore segreto, insieme con il card. Baronio, di tali scuole, nella relazione della visita che presentò al pontefice espresse vivo apprezzamento per tale istituzione e per l'opera del suo fondatore, contribuendo in tal modo al suo consolidamento e attirando su di essa la protezione della Santa Sede. La morte lo colse il 16 agosto dello stesso anno. Per sua espressa volontà fu sepolto nella chiesa dei filippini di s. Maria in Vallicella.