7.

[…]
Per essere voi cavalier di S. Giovanni vi ricorderete sempre à fare l’uffitio del buon Cristiano e religioso con li padri di famiglia, il qual sarà che di continuo habbiano à mente che sì come sono alli loro figliuoli un continuo et domestico specchio, così si guardino con loro detti et fatti dishonesti e illiciti scandalizzarli, con darli con loro mali essempi causa di peccare, come è di biastemare, di rinegare, mal dire, spregiurare, giocare, abbarare et gabbare, di esser bugiardo, disboccato, disonesto et licenzioso, nel parlare disordinato, scostumato et dissoluto, nel mangiare, nel bere, nel dormire et di altri difetti e vitij; perché in tal caso essi padri haverebbono a render conto à Dio non solo delli loro peccati proprij, ma di quelli delli figliuoli commessi per li loro mali esempi; et quell’altro disse il fanciullo figliuolo essere come la molle e tenera cera, e il padre come il fugello, il quale imprimendo il cavo (quale esso si sia) in esso, quella poi indurata, il ricevuto impronto lungamente conserva e ritiene; et alcun santo disse li figliuoli essere specchi delli loro padri, perché in essi le imagini delli loro padri si rappresentano di naturale, parimente ricordarete alli padri che havendo li loro figliuoli inclinati alla religione et essa inclinazione sia confermata da una perseverantia di alcun tempo, se guardino di non impedirgli et disturbarli, anzi essortarli, confortarli et persuaderli à tale impresa santa, perchè in questo nostro mondo, quale in vero altro non è che un sempre turbato mare di angustie e di miserie, non sono altri porti né altre foci che le quiete e tranquille religioni approbate dalla santa madre chiesa; perché di tal disturbo et impedimento et di tutto il bene che gli figliuoli nella religion fatto havessino, ne haverebbeno a rendere conto a Dio.
[…]
Onde aviene che’l padre, parlando però in generale, pur che habbia il figliuolo ricco et honorato, poco si cura ove vada la povera anima; et per questo ben disse il S. Gieronimo: “Cade un asino, gli è chi l’aiuta, roina un’anima e nessuno la soccorre; l’altra causa è diffetto di fede, perché se l’huomo credesse come ogni fedele e buon Cristiano dovrebbe credere, che nostro Signore Dio fosse assoluto Signore del Cielo e della Terra e di quanto in essa si contiene; se credessi tutti li Prencipi del Mondo essere della sua Maestà solamente servi et ministri; se credesse li premi suoi essere certi et eterni, non solamente si allegrarebbe delli figliuoli andati à tal servitio, il quale è un regnare, ma di continuo ringratiarebbe la divina bontà che ispirato et illuminato l’havesse a sì santa et pia elettione; et però sì come il giudicio dell’huomo è perverso et ritroso, così N. S. Dio permette che rida ove dovrebbe piangere et pianga ove rider doverebbe.