5.

Se mi dirà il figliuolo haver poca fantasia et poca, anzi nulla inclinatione alle lettere, ma alle armi sì, qual sia il mio parere, io risponderò che non ardisco dargli conseglio, prima per non presumere più di S. Agostino, il qual mai non volse consegliare alcuno alla guerra, l'altro si è ch'io veggio la militia a questi nostri guasti tempi sì corrotta e depravata che a me pare più tosto si possa dire un'infame e scelerato latrocinio che militia, et questo peso proceda perchè la maggior parte coloro che hoggidì vanno alla guerra (ove ogni male è lecito non che impunito, come un securo et franco asilo d'ogni vitio et d'ogni ribaldaria) gli vanno mossi dall'avaritia, dalle cupidità, dall'ingordigia di rubare, d'assassinare, di sforzare, rovinare, abbruciare et desolare indifferentemente amici et nemici, anzi più tosto gli amici, per essere manco fatica et minor pericolo; delli sacrilegi non dirò altro se non che le prime cose che vanno a male nelle città prese, sforzate o arrese, sono gli hospitali, le chiese et le sacrestie, nelle quali non lasciano le tele de' ragni, non gli paramenti de gli altari, o i tabernacoli et calici consecrati a Cristo, et poi i monasteri delle povere suore, delle quali se ne fa quello straccio et quel vituperio che la lingua fugge dirlo e la penna aborre scriverlo. O scelerati e impij ribaldi, non vi bastano gli adulterij, gl'incesti e l'altre dishoneste abominationi, che ancora ardite mettere le violenti e sacrileghe mani nelle immaculate serve et spose di N. S. Giesù Cristo, peccato nefando et sopra ogni altro abominevole, di maniera che alli nostri deplorati tempi (con dolore et dispiacere il dico) più volte si sono venuti in Italia gli esserciti pieni di povere monache velate, che parevano capi di Gianizzari. Per questo dirò (et penso dire il vero) che all'età nostra tanto importa a dire un gran soldato quanto un gran cortegiano, che in mio linguaggio tanto monta quanto due perfetti et consumati ribaldi; et però maraviglia non è se la divina giustitia, la quale a lento passo procede alla vendetta delle sue ingiurie et oltraggi, finalmente gli paga con moneta condegna alli suoi scelerati demeriti, sì come la Germania, la Pannonia et l'Africa et altre parti del Mondo ne fanno fede a li presenti secoli, et alli futuri ne faranno memoria eterna; però io parlo delli soldati scelerati et ribaldi et non de gli buoni et virtuosi, perchè io so che in Italia et fuor d'Italia sono molti buoni, degni et valenti capitani d'arme, i quali per ogni conto meritamente si ponno agguagliare a gli Scipioni, a gli Emilij, alli Marcelli, a gli Epaminondi, et à gli altri Romani et Greci antichi di quelli felicissimi tempi; et molti soldati privati, che in nessuna cosa cedono à gli Horatij, à gli Scevoli, alli Dentati, alli Sergi, à gli Scevi et altri simili, alli quali sì come sono virtuosi, così questa vituperata et degenerata militia delli nostri tempi dispiace; ma come huomini savij bisogna che faccino come quel buon contadino, il quale al tempo della carestia mangia del pane della fava, per non havere di quello di grano come vorrebbe, o come quel cane che per non haver carne rode le ossa.