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Ritornando agli esercizi, che formano l'oggetto di questo articolo, io credo di non doversi ommettere il nuotare. Il noto detto de' latini e de' greci ci fa vedere quanto comune fossel a cognizione di quest'arte, e quanto ne fosse ignominiosa l'ignoranza c. In tutte quelle comunità, nelle quali lavicinanza del mare o de' fiumi permette quest'esercizio, non si dovrebbe trascurare una volta almeno la settimana. Così nella state, come nel verno d, si dovrebbe ne' stabiliti giorni apprendereo esercitare quest'arte, colla sola differenza che non si dovrebbe mai dar principio a quest'istruzione che nella state. Il fanciullo verrebbe in questo modo per gradi avvezzato a reggere a' progressi del freddo, e preparato a disprezzare il gelido freddo dell'acqua nel verno.

La robustezza che quest'esercizio darebbe ai corpi sarebbe superiore a qualunque espettazione, giacché noi sappiamo che col solo uso de' bagni freddi si è dato agli uomini più gracili il vigor de' più forti e .

A questo beneficio si unirebbequello d'istruire i fanciulli in un'arte, l'ignoranza della quale è costata e costa ogni giorno la vita a tanti uomini, e vi si unirebbe anche quello di conservare la nettezza de' corpi, così utile alla sanità del corpo ed alla energia dell'animo.

A quest'esercizio, che sidovrebbe almeno una volta la settimana ripetere, noi ne aggiugneremo un altro,che non dovrebbe esser meno frequente. Il profondo autore dell'Emilio f mi suggerisce quest'idea, ch'egli istesso ha forsi attinta dalle opere immortali del più grande osservatore della natura edel più eloquente scrittore della Francia g. Egli consiglia pe' fanciulli i giuochi notturni. Quest'avvertimento, dice egli, è più importante di quel che apparisce. La notte spaventa naturalmente gli uomini, e qualche volta gli animali. La ragione, le cognizioni, lo spirito, il coraggio liberano pochi uomini da questo tributo. Si attribuisce quest'effetto a' conti delle balie e si erra; vi è una causa naturale. Questa è l'istessa di quella che rende i sordi diffidenti ed il popolo superstizioso: l'ignoranza delle cose che ci circondano e di ciò che avviene intorno a noi. Avvezzi a scovrire da lungi gli oggetti e di prevedere anticipatamente le loro impressioni, quando più non si vede, né si può vedere ciò che ci circonda,l'immaginazione dell'uomo si accende, gli fa vedere mille esseri, mille movimenti, mille accidenti, che possono nuocergli, e da' quali è impossibile ilg arantirsi. Per quanta prevenzione egli abbia d'esser sicuro nel luogo dove si ritrova, egli non ne sarà mai così certo come se lo vedesse.

Egli ha, dunque, sempre un motivo da temere, che non avrebbe avuto nel giorno. Al menomo romore, del quale non può vedere la causa, l'amore della sua conservazione l'obbliga a porsi nello stato di difesa, di vigilanza, e per conseguenza nello stato di spavento e ditimore. Se egli non sente alcun romore, egli non è perciò sicuro, poiché sa che senza strepito può anche esser sorpreso. Per rassicurarsi contro questo silenzio bisogna ch'egli supponga le cose tali quali erano prima, tali quali esse sono, ch'egli vegga ciò che non può vedere. Costretto a porre in moto la sua immaginazione, egli lascia subito d'esserne il padrone, e ciò ch'egli faper rassicurarsi non serve che a maggiormente spaventarlo. I motivi di sicurezza sono nella ragione e quelli di spavento e di timore sono nell'istinto, molto di quella più forte.

A questa ragione se ne unisce un'altra. Allorché per circostanze particolari noi non possiamo avere idee giuste delle distanze, ed allorché noi non possiamo giudicare degli oggetti che per la grandezza dell'angolo, o piuttosto dell'immagine, ch'essi formano ne'nostri occhi, noi dobbiamo allora necessariamente ingannarci sulla grandezzar eale di questi oggetti. Ogni uno che ha viaggiato di notte ha sperimentato che un arbuscello che era a lui vicino gli è sembrato un grand'arbore che fosse dalui lontano; ed a vicenda ha preso un grand'arbore da lui lontano per un arbuscello a lui vicino. Se le tenebre o altre circostanze non gli permettevano neppure di distinguere gli oggetti per le loro forme, egli si sarà ingannato non solo sulla grandezza, ma anche sulla natura dell'oggetto.

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Le due cause del male ritrovate c'indicano il rimedio. L'abito distrugge l'immaginazione, e la frequenza d'errare previene l'errore. Per quel che riguarda l'immaginazione, noi sappiamo che i soli oggetti nuovi la risvegliano, e che sopra quelli che frequentemente si veggono non agisce più l'immaginazione, ma la memoria. Per quel che riguarda gli errori della veduta, noi sappiamo anche che la frequenza di commetterli c'insegna a preservarcene. Quante volte bisogna che il fanciullo s'inganni sulla posizione e sul numero degli oggetti, prima d'imparare a vederli nella loro vera posizione e nel loro vero numero! Tutte le immagini non si formano forsi al rovescio nella retina de' nostri occhi; ciaschedun oggetto semplice non si vede forsi da noi duplicato; non ci è forse bisogno d'una lunga serie d'errori, prima che noi col soccorso della verità del tatto impariamo a correggere gli errori della vista e ci avvezziamo a veder dritti e semplici gli oggetti che noi veggiamo infatti al rovescio e doppi? Quante volte bisogna che un fanciullo stenda in vano il suo braccio per prendere un corpo ch'è molto più lontano da lui che non è la lunghezza del suo braccio, prima che impari a conoscere la distanza alla quale questo può giugnere! Quante volte il pescatore deve invano lanciare il suo colpo contro i pesci che sono nell'acqua, prima d'imparare a conoscere la grandezza dell'angolo che fa il raggio uscendo da un mezzo più denso in uno meno denso! Della maniera istessa un uomo, che si è molte volte ingannato nella notte sulla grandezza degli oggetti, imparerà a non prestar fede a' suoi sensi nelle tenebre, e dopo molti errori apprenderà a piùnon errare.

Per garantire dunque i fanciulli da' timori che le tenebre ispirano edagli errori visuali ch'esse cagionano bisogna avvezzarli alle tenebre. Bisogna distruggere l'immaginazione coll'abito e l'errore coll'esperienza. Ecco il motivo pel quale, secondo i consigli del grand'uomo che ho citato, io propongo l'esercizio de' notturni divertimenti pe' fanciulli di questa classe, una volta almeno in ciascheduna settimana. La sera della vigilia della festa dovrebbe essere destinata a quest'oggetto. Il custode condur dovrebbe i fanciulli a luiaffidati, ora in un luogo ed ora in un altro, e dovrebbe loro permettere tutti quegl'innocenti trastulli che suggerirebbero le circostanze del luogo e del tempo. I vantaggi che avrebbero nella notte gli uomini in questa maniera allevati sopra gli altri sono troppo evidenti per credermi nell'obbligo di farne l'enumerazione. Quest'oggetto sembrerà anche più importante, se si rifletterà alle varie destinazioni degl'individui di questa classe così nella pace, come nella guerra.

c «Necliteras didicit, nec natare». L'istesso proverbio era tra greci per additare unignorante.

d Purché il clima lo permetta.

e Vedi Lock[e], Trattato dell'educazione. sez[ione] I, l[ibro] VIII.

f [Rousseau], Emilio,lib. II.

g M. de Buffon, Istor[ia] natur[ale], t. VI, ediz[ione] in12°, dove parla dell'origine degli spettri.