Il beniamino deve imparare a menar le mani e a dir impertinenze; bisogna dargli ciò che chiede piagnucolando, e lasciargli fare ciò che gli piace. In tal modo i genitori, assecondando e carezzando i loro figli quando sono piccini, corrompono in loro i principii della Natura, e si meravigliano poi di dover bere più tardi acque amare, mentre sono loro stessi che hanno avvelenata la sorgente. Giacché quando i bambini sono cresciuti, e sono cresciute con loro queste cattive abitudini; quando sono troppo grandi per esser cullati e i genitori non possono più servir­sene come di un giocattolo, allora si lamentano che i mar­mocchi sono cattivi e intrattabili; allora si scandalizzano trovandoli caparbi e si irritano per quei capricci che loro stessi hanno ispirati e fomentati; allora - ma è forse trop­po tardi - sarebbero pronti a sradicare quelle erbacce che hanno piantate con le loro proprie mani, ma che ora han­no gettato troppo profonde radici perché si possano facil­mente estirpare. E se il bambino è stato abituato ad averla vinta in ogni cosa finché ha portato il gonnellino, perché dovremmo trovar strano che desideri far lo stesso e si impunti, quando ha messo i calzoncini? Certamente, quanto più cresce, tanto più l'età mette in luce i suoi difetti, così che pochi sono i genitori tanto ciechi da non vederli, o tanto insen­sibili da non accorgersi dei tristi effetti della loro indul­genza. Prima ancora di poter parlare o camminare, il bimbo faceva la propria volontà con la cameriera; appena ha cominciato a balbettare qualche parola, ha dominato i genitori; perché dunque, ora che è diventato grandicello ed è più forte e più giudizioso di allora, perché ora tutt'ad un tratto dovrebbe esser imbrigliato e tenuto in freno? Perché a sette anni, a quattordici, a venti, dovrebbe per­dere il privilegio che l'indulgenza dei genitori gli ha con­cesso tanto largamente sino allora? Provate un poco a far lo stesso con un cane, con un cavallo o con qualsiasi altro animale, e vedrete se quando sono adulti sarà facile cor­reggerli dei capricci e delle riottosità imparate da piccoli ! Eppure, nessuna di queste creature è tenace ed orgoglio­sa, o desiderosa di padroneggiare sé e gli altri, neppure la metà di quanto lo è l'uomo.