Luciana per me è stata una maestra: con la sua straordinaria capacità mi ha fatto innamorare della filologia romanza, insegnandomi la rigorosa disciplina dei metodi e al contempo educandomi alla sensibilità a ciò che deve essere oggetto di discernimento. Ha indirizzato la mia scelta negli studi, facendomi cambiare idea rispetto alle prime idee che mi ero fatta sul mio percorso formativo. Luciana mi ha guidata e mi ha affidata all'altro mio maestro, Sandro Orlando. Entrambi mi hanno plasmata, fatta crescere e con loro ho appreso quell'alto artigianato intellettuale che è la filologia, trasmessa dai maestri che li avevano preceduti. Luciana era dispiaciuta quando ho preso altre strade, ma non mi ha fatto mancare mai l'amicizia. Ci siamo nuovamente incontrate, con ruoli diversi, nella bella e nuova biblioteca. Mi ha accolta e ascoltata sempre, nelle tristezze della vita, interrogandomi sempre, amichevolmente curiosa di sapere di me. E poi c'è stato un incontro, triste ma affettuoso, sorprendente, casuale e imbarazzante, in quell'ospedale che ha visto l'inizio della sua malattia e per me una grave perdita. Luciana era poi ancora felice di vedermi a casa sua, nonostante l'affanno; era ancora disposta a faticare pur di di una veloce uscita a cena con Luigi e me. Felice di ospitare i suoi allievi e collaboratori Walter, Giuseppe e Andrea, con me in aggiunta, accolta con l'ospitalità di sempre. Il virus ci ha impedito di rivederci se non a distanza. Ho nel cuore l'amarezza di non averti più cercata, per via della vita che per tutti si è resa sempre più difficile.