Scuola di Scienze Giuridiche, Politiche ed Economico-Sociali
Topic outline
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Le lezioni si svolgeranno in aula B1 lu-ma-me 14-16 a partire del 19 Febbraio 2024
L3 student3 che desiderano partecipare come frequentant3 sono tenut3 a seguire le lezioni e partecipare ai lavori in classe, sono ammesse 2/3 assenze e sono pregat3 di iscriversi alla piattaforma MOODLE.CHI SONO GLI/LE STUDENT3 FREQUENTANTI?
sono quelli che seguono le lezioni in presenza (saltano non più di 2-3 lezioni) sono attivi in classe, partecipano a un gruppo ricerca e presentano il risultato della ricerca.
Quest3 student3 saranno esentati dal manuale di T. Lewellen all'esame finale (vedi PARTE I del programma) e porteranno i due libri a scelta (vedi PARTE II del programma), l'esame da "frequentante" può essere sostenuto in qualsiasi sessione di appelli.
Possono frequentare anche coloro che decidono di non partecipare ai lavori di gruppo, ma costoro daranno l'esame da NON frequentanti.
Si veda programma pagina campusnet
I lavori in classe saranno incentrati su una breve ricerca da svolgersi su alcuni casi studio riguardanti il concetto di resistenza e i movimenti sociali, declinati in base alle categorie di cui si parlerà a lezione. Vi sarà chiesto, lavorando a gruppi, di individuare un caso, analizzarlo ed esporlo a lezione.
Maggiori dettagli verranno forniti durante la prima lezione e durante lo svolgimento del corso.
L3 student3 che sono interessat3 a frequentare il corso ma senza voler partecipare ai lavori in classe lo posso fare, dovranno però portare il programma completo del manuale di Lewellen, ossia l'esame da NON frequentanti.
VALUTAZIONE FINALE:
La partecipazione alle lezioni, alle discussioni in classe e la presentazione del lavoro di gruppo costituiscono i 1/3 della valutazione finale. L'altra parte consisterà nella lettura e nell'esposizione orale, analisi critica e collegamento con i temi e le categorie trattate a lezione di due testi scelti dalla lista presente sulla pagina del corso (II PARTE).
CHI NON PUÒ O NON INTENDE FREQUENTARE PUÒ DARE L'ESAME DA NON FREQUENTANTE.
Si veda programma pagina campusnet
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Gentili,
apro spazio affinché possiate, se ne avete bisogno, comunicare tra voi per l'organizzazione dei gruppi.
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"... Perché il tempo a Gaza è un’altra cosa, perché il tempo a Gaza non è un elemento neutrale.
Non spinge la gente alla fredda contemplazione, ma piuttosto a esplodere e a cozzare contro la realtà.
Il tempo laggiù non porta i bambini dall’infanzia immediatamente alla vecchiaia, ma li rende uomini al primo incontro con il nemico.
Il tempo a Gaza non è relax, ma un assalto di calura cocente.
Perché i valori a Gaza sono diversi, completamente diversi.
L’unico valore di chi vive sotto occupazione è il grado di resistenza all’occupante.
Questa è l’unica competizione in corso laggiù.
...
Perché, agli occhi dei nemici, è la più ripugnante, la più povera, la più disgraziata,
la più feroce di tutti noi.
Perché è la più abile a guastare l’umore e il riposo del nemico ed è il suo incubo.
Perché è arance esplosive, bambini senza infanzia, vecchi senza vecchiaia, donne senza desideri.
Proprio perché è tutte queste cose, lei è la più bella, la più pura, la più ricca, la più degna d’amore tra tutti noi.
Facciamo torto a Gaza quando cerchiamo le sue poesie.
Non sfiguriamone la bellezza che risiede nel suo essere priva di poesia.
Al contrario, noi abbiamo cercato di sconfiggere il nemico con le poesie, abbiamo creduto in noi
e ci siamo rallegrati vedendo che il nemico ci lasciava cantare e noi lo lasciavamo vincere.
Nel mentre che le poesie si seccavano sulle nostre labbra, il nemico aveva già finito di costruire strade, città, fortificazioni.
Facciamo torto a Gaza quando la trasformiamo in un mito perché potremmo odiarla scoprendo che non è niente più di una piccola e povera città che resiste.
Quando ci chiediamo cos’è che l’ha resa un mito, dovremmo mandare in pezzi tutti i nostri specchi e piangere se avessimo un po’ di dignità, o dovremmo maledirla se rifiutassimo di ribellarci contro noi stessi.
Faremmo torto a Gaza se la glorificassimo.
Perché la nostra fascinazione per lei ci porterà ad aspettarla.
Ma Gaza non verrà da noi, non ci libererà.
Non ha cavalleria, né aeronautica, né bacchetta magica, né uffici di rappresentanza nelle capitali straniere.
In un colpo solo, Gaza si scrolla di dosso i nostri attributi, la nostra lingua e i suoi invasori.
Se la incontrassimo in sogno forse non ci riconoscerebbe, perché lei ha natali di fuoco e noi natali d’attesa e di pianti per le case perdute.
Vero, Gaza ha circostanze particolari e tradizioni rivoluzionarie particolari.
(Diciamo così non per giustificarci, ma per liberarcene.)
Ma il suo segreto non è un mistero: la sua coesa resistenza popolare sa benissimo cosa vuole (vuole scrollarsi il nemico di dosso).
A Gaza il rapporto della resistenza con le masse è lo stesso della pelle con l’osso e non quello dell’insegnante con gli allievi.
La resistenza a Gaza non si è trasformata in una professione.
La resistenza a Gaza non si è trasformata in un’istituzione.
Non ha accettato ordini da nessuno, non ha affidato il proprio destino alla firma né al marchio di nessuno.
Non le importa affatto se ne conosciamo o meno il nome, l’immagine, l’eloquenza.
Non ha mai creduto di essere fotogenica, né tantomeno di essere un evento mediatico.
Non si è mai messa in posa davanti alle telecamere sfoderando un sorriso stampato.
...
E’ dedita al dissenso: fame e dissenso, sete e dissenso, diaspora e dissenso, tortura e dissenso, assedio e dissenso, morte e dissenso.
I nemici possono avere la meglio su Gaza.
(Il mare grosso può avere la meglio su una piccola isola.)
Possono tagliarle tutti gli alberi.
Possono spezzarle le ossa.
Possono piantare carri armati nelle budella delle sue donne e dei suoi bambini.
Possono gettarla a mare, nella sabbia o nel sangue.
Ma lei: non ripeterà le bugie.
Non dirà sì agli invasori.
Continuerà a farsi esplodere.
Non si tratta di morte, non si tratta di suicidio.
Ma è il modo in cui Gaza dichiara che merita di vivere.Da “Silenzio per Gaza” di Mahmud Darwish.
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