Dell’Istruzione

 

 Forse vi meraviglierete che io ponga per ul­tima l'istruzione, specialmente quando vi dirò che la considero davvero l'ultima parte dell'educazione. Ciò vi potrà sembrar strano in bocca di un uomo di studio; ed il paradosso sembrerà anche maggiore, in quanto che l'istruzione è considerata la principale se non l'unica ragione per cui ci si preoccupa e ci si agita coi bambini; e solo ad essa si pensa e solo essa si cura, quando si parla di educazione. Allorché considero quanto ci si affanni per un po' di Latino e di Greco; quanti anni si impieghino per impararlo; e quanto chiasso e fatica si facciano senza scopo, non riesco a trattenermi dal pensare che i genitori dei nostri ragazzi vivono ancora sotto l'impressione pau­rosa della sferza del maestro di scuola, la quale essi con­siderano come l'unico strumento dell'educazione; così come considerano che tutta la gran questione stia nell'imparare una o due lingue. Come sarebbe possibile al­trimenti incatenare al remo i bambini per sette, otto o dieci dei migliori anni della loro vita, perché imparino una o due lingue, che io credo si potrebbero apprendere a prezzo di tempo e di fatiche assai minori, e quasi per divertimento? Perdonatemi dunque se io affermo di non poter pen­sare senza inquietarmi, che un giovane gentiluomo debba esser messo nel branco e guidato con lo scudiscio, come se dovesse passare sotto la frusta attraverso le varie classi, ad capiendum ingenti cultum. «E allora — mi direte — non vorreste che imparasse a leggere e a scrivere? Do­vrebbe egli essere più ignorante del chierico della nostra parrocchia, che considera Hopkins e Sternhold come i migliori poeti del mondo, e intanto li rende peggiori di quel che sono con la sua cattiva maniera di leggerli?» — No, no, vi prego, non abbiate troppa fretta! Io ammetto che il leggere, lo scrivere, ed il sapere siano necessari, ma non che siano la cosa più importante; e suppongo che voi stessi giudichereste sciocchissimo chi non stimasse indefinitamente di più un uomo virtuoso e saggio che non un grande erudito. Non già che io non creda la coltura di grandissimo aiuto all' uno ed all' altro, quando essi ab­biano l'intelletto equilibrato; però bisogna anche ammet­tere che in coloro che non sono equilibrati, essa li aiuta soltanto ad essere più sciocchi o peggiori.

 

Questo voglio dire: che quando voi penserete all' edu­cazione di vostro figlio e cercherete per lui un maestro od un precettore, non abbiate soltanto in mente, come si fa di solito, il Latino e la Logica. Si deve avere coltura, ma essa deve stare al secondo posto e subordinata ad altre doti maggiori. Cercate qualcuno che sappia discretamente insegnargli le buone maniere; affidatelo a chi possa ga­rantirvi per quanto è possibile la sua purezza; che sap­pia alimentare e sviluppare le sue buone disposizioni, cor­reggere gentilmente e sradicare quelle cattive, ed infon­dere in lui buone abitudini. Questo è il punto principale; e quando vi avrete provveduto, potrete pensare alla col­tura come ad un soprappiù, ed anche con assai minor fatica, seguendo altri metodi che si potranno escogitare.